NUDI
I NUDI
l nudo è l’ultimo dei generi pittorici elencati nella gerarchia di Félibien (1666-1668). Malgrado ciò è stato un genere molto rappresentato, principalmente per la sua componente sensuale.
Alla domanda del perché della scelta di raffigurare corpi femminili la pittrice ha risposto che il nudo femminile di tutti i periodi le è sempre piaciuto come genere. Il motivo non è nemmeno stato dettato dalla volontà di mettere in evidenza la loro sensualità. Antonella riprende un genere classico della pittura per poi trovare e definire uno stile proprio. Nelle sue opere cerca di dare un’immagine visiva alle sue poesie, che descrivono principalmente sensazioni negative: esprime quindi dei sentimenti, descrive il suo stato d’animo nel momento in cui ha composto le poesie, la solitudine e la tristezza provate. La figura rappresentata potrebbe quindi benissimo essere l’artista stessa.
In uno dei primi nudi, Antonella ha ripreso la posizione della Bagnante di Valpinçon (Parigi, Louvre, 1808) del pittore francese Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780-1867). La figura femminile, ripresa di schiena in modo da avere la maggiore superficie del corpo, sottrae il proprio volto al ritratto. L’opera dell’artista ticinese ha aperto la strada alla realizzazione di tele dove non esiste comunicazione diretta tra le figure del quadro e lo spettatore che le osserva. I visi delle donne non sono rivolti verso lo spettatore: le loro identità restano nascoste, la figura misteriosa, fatto questo che permette a chi guarda di lavorare con la propria immaginazione. L’assenza quasi totale di elementi esterni fa si che l’occhio dell’osservatore sia costantemente concentrato sulla persona dipinta, creando, malgrado tutto, una sorta di relazione intima con la stessa. Queste donne guardano in direzione della luce che sembra uscire dal quadro stesso: talvolta è la tela bianca stessa senza colore che crea questa luce, simbolo della speranza, di una rinascita interiore. Antonella rappresenta così il negativo dei sentimenti che la turbavano contrapposto dal positivo della luce, che le ha donato un motivo di essere ottimista. A detta dell’artista, “sono ritratti di donne sole, silenziose, staccate dal mondo reale, quasi appartenessero a un’altra dimensione”.
Per quanto riguarda il suo modus operandi, bisogna dire che di regola l’artista non lavora su dei modelli reali, ma dipinge illustrando la propria fantasia. Schizza dei progetti a parte per vedere un po’ la posizione della donna, ma poi sulla tela passa direttamente con il colore, evitando di abbozzare la figura con la matita. Delinea prima il contorno e poi lavorando sullo sfondo scuro degli angoli o dei lati, marca e delimita ancora di più la sagoma femminile più chiara. Crea così cromatiche luminose che mettono in evidenza il corpo.
Durante gli studi accademici, Antonella ha lavorato sull’allungamento delle parti del corpo, nonché sulla loro deformazione. Nei sui quadri le proporzioni delle figure risultano non esatte, ma a l’artista questo non importa. A lei interessa infatti le sfumature: le figure non sono mai definite, a causa della dissoluzione dei contorni a favore di transizioni cromatiche. Sembra quasi che queste donne vivano in uno spazio non reale, in un sogno. Ciò permette allo spettatore di lasciarsi trasportare nella loro dimensione verso questa luce, che va all’infinito. Rimane ancora da precisare che Antonella porta una particolare attenzione alla cura molto i capelli, che sono dettagliati, ma non conosce il motivo di tale applicazione.
A cura di Donata Anotta